



|
|
|
IL BRUSCELLO
(Appunti
del dr. Raffaele Rocchi 2003) |
Diversamente da altre forme di spettacolo popolare il bruscello non
vanta origini remote. Una delle prime documentazioni certe del bruscello,
così come ci è pervenuto, riguarda infatti il XVIII secolo, periodo in
cui tale spettacolo doveva essere “ al massimo rito campestre frammisto
di canzoni amorose “ (Hans Ganz) soggetto ai bandi delle autorità che
cercavano di proibirlo, come testimoniano certi documenti.
Per quanto riguarda invece il significato etimologico del termine “
bruscello “ si può senza dubbio fare riferimento agli studi del Toschi .
“ Bruscello, dalla forma dialettale “ arbruscello “ , vuol dire “
arboscello “ e trae il nome da un arbusto, il quale viene recato in giro
dal capo dei bruscellanti, e forma il centro ideale della
rappresentazione.
Per gli studiosi ottocenteschi un grosso problema fu rappresentato dal
fatto che si conosceva, oltre ad un bruscello contadino, un bruscello
che il Falotico, accademico dei Rozzi, aveva composto nel 1574. Ci si
pose così l’interrogativo se il bruscello fosse opera cittadina
trasmigrato nelle campagne o se avesse percorso il tragitto inverso.
Secondo il D’Aucond l’origine primo del dramma senese è sicuramente
agreste e anche nel suo passaggio dalla forma lirica a quella drammatica
esso conserva matrici chiaramente contadine.
Sempre riferendosi al Toschi è necessario poi operare all’interno del
concetto generale di bruscello una classificazione per temi di
rappresentazione :
-
1) Il bruscello
coccio (per la comprensione caccia)
-
2) Il bruscello
mogliorro (mogliarro)
-
3) Il bruscello
epico
Questo genere di bruscello trae la sua ispirazione dalla Bibbia (La
casta Susanna, S. Eustachio, Giuseppe ebreo), dall’epico (La Gerusalemme
liberata, Fioravanti, Guerrin meschino), dalla storia romana (Nerone,
Orazzi e Curiazzi), dalle leggende note nel periodo romantico (Pia de’
Tolomei).
L’arco di diffusione del brusecello epico è molto ridotto : qualche
esempio se ne trova nel chianti e forse anche nel grossetano ; ma la
zona tipica del bruscello epico va dalla Val di Chiana aretina e senese,
alla montagna di Cetona e all’Amiata. I bruscelli si rappresentavano o a
mezza quaresima, o in occasione di fiere o feste patronali (S. Paolo a
Celle).
Il testo del bruscello era generalmente composto, ma non inventato, da
un contadino che sapeva non solo leggere e scrivere, ma anche ricavare
da un opera “ Culta “ (culta) un dramma in ottava rima ; in alcuni casi
il testo originario era conosciuto a memoria. Poi dal capo compagnia, a
volte si trattava del prete, venivano distribuite le parti che, anche
nel caso di ruoli femminili, venivano interpretate dagli uomini. Le
prove duravano a lungo, anche 3 o 4 mesi, poiché i bruscellanti non
sapendo molto spesso leggere, erano costretti ad imparare a memoria
sotto la dettatura del capo compagnia. Il giorno della rappresentazione
i bruscellanti si avviavano al luogo della recita in corteo, preceduti
da suonatori che con i loro strumenti richiamavano la gente e seguiti da
coloro i quali erano addetti alla vendita dei fogli volanti o dei
libretti con il testo del bruscello e dopo lo spettacolo provvedevano
alla questua. La rappresentazione aveva regole precise, così come la
gestualità ; anche nel bruscello, come nel maggio, la ripetizione
prevale di gran lunga sull’innovazione. Molte le vicende di guerra e i
duelli, il finale quasi sempre di tipo edificante. L’allestimento
scenico, con la sua fissità, con il carattere non realistico della sua
messa in scena e dei costumi, quasi sempre anacronistici rispetto alla
storia raccontata, implicava un’intesa particolare tra attori e
spettatori. Finita la rappresentazione gli addetti facevano l’accatto :
uova, soldi, talvolta (Abbadia S. Salvatore) vino. Con il ricavato
dell’accatto si organizzava una cena.
La forma metrica preponderante dei bruscelli è l’ottava incatenata in
endecasillabi, ma non mancano in alcuni la sestina, la quartina, i
distici. L’aria tipica del bruscello era probabilmente quella su cui si
cantavano i versi dell’Ariosto e del Tasso. La monotonia del canto
veniva ottenuta attraverso accellerazioni e rallentamenti operati dai
cantori, anche in corrispondenza dei vari stati psicologici del
personaggio. L’accompagnamento musicale veniva eseguito da un organetto
e più recentemente da una fisarmonica (Val di Chiana), oppure da un
violino e da una chitarra, o da strumenti a fiato.
BRUSCELLO DI CELLE
Un discorso a parte merita il bruscello di Celle, il quale oltre a
presentare certe particolarità che lo rendono unico, ci risulta essere
tra i più antichi della zona. Non a caso se ne occuperà alla fine
dell’ottocento, nel proprio lavoro lo studioso di tradizioni popolari
Knisello Farsetti. Il bruscello a Celle veniva rappresentato nella
ricorrenza di S. Paolo (25 Gennaio) patrono del paese. In un secondo
momento fu spostato all’ Agosto, mese più adatto per lo svolgimento
dello spettacolo sulla piazza. Il bruscello di Celle si cantava però più
spesso in Teatro e comunque anche in piazza, l’ingresso era a pagamento
; inoltre il corteo si svolgeva dopo lo spettacolo.
La metrica è generalmente la quartina di endecasillabi e grande rilievo
assumono i “ cori “, che in effetti sono romanze che si richiamano
esplicitamente all’opera lirica.
Tutto ciò offre quasi la certezza che a Celle tale forma di spettacolo
non avesse un’origine propriamente contadina, ma fosse piuttosto
rispondente ad esigenze piccolo borghesi di artigiani e piccoli
proprietari. Ciò verrebbe confermato più volte anche dallo stesso
Farsetti, oltre che da un’analisi della condizione socio culturale
presente. Ma il discorso porterebbe lontano forse in altra sede ! .
******
Foto Ricordo
Il Bruscello di Celle Sul Rigo
(Appunti di Enrico Donatelli)
Musica
- Originariamente vi era un solo tipo di
accompagnamento che dava l’intonazione agli interpreti.
Poi furono aggiunti altri due tipi di intonazione.
Gli strumenti erano un violino, una chitarra e un clarino.
Canto
– Una sola aria per i dialoghi e per il
racconto.
Canto di invocazione (Es. coro di Genoveffa).
Cori dei soldati e dei gruppi.
Versi
– Sestine e ottave di endecasillabi a rime
alternate e baciate.
Argomento – I temi erano tratti dall’epica
tradizionale, dalla storia romana, dalla Bibbia e dalla vita dei Santi,
tranne l’ultimo rappresentato (Amleto).
Scena
– Il palco era diviso, generalmente, in due
zone mediante una tenda per rendere possibile il cambiamento di scena.
Il ginepro costituiva l’elemento decorativo principale e richiamava
l’arboscello od albero, sotto il quale nelle aie al termine dei lavori
agricoli più importanti venivano cantate le arie tradizionali.
Costumi – I costumi venivano preparati dalle
sarte del paese utilizzando gli indumenti prestati dalle famiglie. Anche
le parrucche venivano ricavate artigianalmente usando canapa, stoppa e
coloranti. Venivano utilizzate le armi medioevali esistenti presso la
casa dei conti Bocchi Bianchi o, in mancanza, costruite artigianalmente.
Solo per l’Amleto (ultimo Bruscello rappresentato nel 1964) i costumi
furono affittati presso una sartoria teatrale di Firenze.
Preparazione – La preparazione occupava
diversi mesi anche perché le parti, non sapendo a quei tempi la
maggioranza dei partecipanti leggere, dovevano essere imparate a
memoria. In genere iniziava in Ottobre al termine dei lavori agricoli. I
bruscellanti si riunivano la sera, dopo cena, al teatro, oppure in aule
della scuola elementare o in case private alternando il canto con
qualche “ goccio “ di vino.
Alcuni testi sono molto antichi e di autore incerto. Prima della seconda
guerra mondiale , del Bruscello si occuparono i parroci Don Luigi
Nutarelli ed in particolar modo Don Armando Pistelli, nel dopoguerra
alcuni testi vennero rielaborati dal Generale Antonio Donatelli, dal
maestro Giovanni Fastelli, dal dottor Giuseppe Pallini. Ultima in ordine
di tempo ed in precedenza loro stretta collaboratrice, ha scritto il
testo di Amleto, rappresentato eccezionalmente la sera di ferragosto del
1964, la signorina Irma Donatelli che ha lasciato anche due copioni
inediti : Giulietta e Romeo e Otello.
L’autore dei testi era generalmente anche regista e qualche volta
suggeritore, in questa ultima veste era spesso dal 1955 in poi
coadiuvato dal maestro Massimo Donatelli.
Gli interpreti, tutti e solo uomini anche nelle parti femminili, erano
scelti fra la gente del luogo senza distinzione di ceto purché forniti
di una buona voce in quanto la rappresentazione avveniva all’aperto e
naturalmente senza l’aiuto del microfono.
Giorno
e luogo della rappresentazione – Tradizionalmente il Bruscello veniva cantato il 25 Gennaio festa del
patrono San Paolo Converso, in piazza Garibaldi, nel pomeriggio e
ripetuto la Domenica successiva. Eccezionalmente venne rappresentato a
Pasqua (Conte Ugolino della Gherardesca nel 1958) ed a Ferragosto (Es.
nel 1954 fu cantato San Paolo il 25 Gennaio e Ginevra di Scozia il 15
Agosto).
In caso di pioggia veniva recitato nel teatro della Società Filarmonica
(Coriolano nel 1955)Di solito si replicava la Domenica successiva.
Durante gli intervalli tra un atto e l’altro la banda musicale di Celle
intratteneva gli spettatori suonando delle marce.
Al termine dello spettacolo tutti i bruscellanti in costume, con la
banda in testa, si recavano nella chiesa parrochiale per la funzione in
onore del Santo patrono.
Il pubblico pagante era costituito oltre che da tutti gli abitanti del
paese e della campagna anche dagli abitanti di numerosi paesi vicini
(Piazze, Palazzone, Montepulciano, Cetona ecc.) dove era presente e
molto sentita la tradizione dei Bruscelli.
Inizio Pagina |